Il Giudizio - Magici Tarocchi Calabresi

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Il Giudizio

I tarocchi in dettaglio
XX - IL GIUDIZIO
Influenza della luna e di mercurio. Segno dello zodiaco Pesci

Il Giudizio universale. La resurrezione dei corpi, la vita eterna, l’unione definitiva del corpo con l’anima e lo spirito.
La Fede ricompensa l’uomo che osa superare i suoi limiti.
La tappa inevitabile prima del Mondo.
Esaltazione dell’anima, soffio redentore. Ispirazione e rinascita spirituale.
Liberazione dalle schiavitù e dalle debolezze umane.

Il richiamo vittorioso dello Spirito come principio unificatore del Corpo e dell’Anima.
Il mito escatologico del giudizio finale e la resurrezione dei corpi ci riporta al secondo Adamo o meglio al nuovo Adamo individuato in Gesù Cristo, il primo risorto in carne e spirito.
Il Cristo, “Primo Prior”, primo nell’ordine della natura e della grazia, è l’incarnazione del Verbo; non è più immagine di Dio, ma realtà.
La colpa gli è impossibile, al contrario, egli conferisce la Grazia, la Santità e la Vita eterna di cui l’atto d’Adamo aveva privato gli uomini.
Illumina lo spirito, pacifica le anime e risuscita i corpi.
È l’incarnazione dell’Amore Sacro e i conflitti tra Spirito, Corpo e Anima sono superati nell’Amore.




Numero 20, il numero delle dita dell’uomo.
Presso i Maya rappresenta il dio solare nella sua espressione d’archetipo dell’uomo perfetto.

Il sarcofago romano del Gran Conte Ruggero illustra l’Arcano “Il Giudizio”.
E’ decorato su tre lati ed era, a suo tempo, collocato nella navata destra della Chiesa abbaziale della SS Trinità. Fu riscolpito sui lati stretti con la trasformazione in croce del viso della Gorgone. Sulla facciata è scolpita una porta a due battenti, con quello destro che sembra socchiuso e che potrebbe simboleggiare il passaggio fra i due mondi.
Il Conte Ruggero morì a Mileto il 22 giugno del 1101 e si fece inumare in questo sarcofago romano.

Dante Alighieri incontra Gioacchino da Fiore in Paradiso.
[…] e lucemi dallato
il calavrese abate Giovacchino,
di spirito profetico dotato
[…] (Paradiso, XII, 140-141)
La sintesi d’illustrazione Tav. 11 del « Liber Figurarum » di Gioacchino da Fiore.
Gioacchino da Fiore nasce a Celico (Cosenza) in una famiglia agiata col padre notaio intorno all’anno 1135. Abbandona presto la pratica notarile per dedicarsi alla vita eremitica.
Nel 1167 si reca in terra santa ed è in Palestina e in Siria che nasce il suo desiderio di farsi monaco. Rientrato in Calabria si ritira in una grotta e in seguito nell’abbazia della Sambucina.
È ordinato monaco nel monastero di Corazzo che regge poi da abate dal 1177 al 1187.
È l’autore di numerosi testi e trattati:
Psalterium decem cordharum (Il salterio delle dieci corde),
il Tractatus super quattruor Evangelia (Trattato sui quattro Evangeli),
il De articulis fidei (Gli articoli di fede),
l’Adversus Iudaeos (Contro gli Ebrei),
il Liber figurarum (Libro delle figure),
il Testamentum (Testamento) e
il Liber de unitate seu essentia Trinitatis (Libro intorno all’Unità ossia intorno all’essenza della Trinità), andato disperso.
Nel 1189 insieme al monaco Ranieri lascia definitivamente il monastero di Corazzo e si trasferisce a Pietralata dove prende forma l’idea di fondare l’ordine florense.
Non considerando le calunnie dei monaci cistercensi di Corazzo il papa Celestino III nel 1196 riconosce l’ordine florense.
Gioacchino da Fiore muore nel 1202, ma pochi anni dopo la Chiesa processa i suoi testi e i suoi pensieri ed è dichiarato eretico.
Le profezie della fine dei tempi dell’anno mille, dell’avvento dell’Anticristo e della sua sconfitta e il crollo finale, non hanno avuto luogo.
Gioacchino non condivide queste previsioni e profetizza una rigenerazione dell’uomo nell’ambito di una surreale fine non fine dei tempi.
Quest’utopia lascerà un segno durevole tra gli alleluianti, i flagel¬lanti, i francescani ed anche in Dante.
Il filosofo  Giani Vattimo ci assicura  che Gioacchino  anticipa l’amor degli intellectualis di Spinoza, lo spirito assoluto di Hegel dove la salvezza consiste nella piena comprensione della storia che la realizza  e che ancora nella filosofia di Heidegger si trovano sottili sue reminiscenze.

Per Gioacchino la storia è il soggetto, che tra cadute e risorgimenti nella lotta contro le tenebre e il male sta preparando il trionfo della luce e del bene. La storia che nel medioevo ha come ultima espressione il giudizio universale, è concepita da Gioacchino invece come continuo progresso. Inizia nel tempo, finisce nel tempo, se mai il tempo possa finire.
Esistono tre stati. Il primo stato fu l’età appartenente al Padre, il secondo è l’età del Figlio, il terzo sarà l’età dello Spirito Santo.
Dopo l’impero del padre dove l’uomo fu carne, dopo quello del Figlio nel quale l’uomo scoprì l’anima, ci sarà la nova “aetas”, la radiosa età nella quale l’uomo sarà spirito.
E toccherà a un grande ordine mettersi alla testa  della lotta per la rigenerazione dell’umanità e la salvezza della chiesa.
A conferma dei profondi significati dell’Arcano  “il Giudizio” troviamo in Oswald Wirth nel “Le Tarot des imagiers du moyen age” sull’arcano XX il testo profetico che coincide col pensiero di Gioacchino: “Allora l’umanità conoscerà il regno dello Spirito Santo, che realizzerà la sua unità religiosa, fondata sull’esoterismo comune a tutte le religioni. Le religioni si oppongono le une alle altre soltanto nel loro aspetto esteriore (culto e dogmatismo), lettera morta da cui bisogna astrarsi per beneficiare dello spirito vivificante, universale e quindi “cattolico” nel senso greco della parola.”

La volontà di far tornare in Calabria la tomba del gran conte Ruggero, è stata coltivata fino dalla creazione del Museo Statale di Mileto avvenuta nel 1991.ed oggi  il desiderio si è
Rocco Pirro nella sua Cronologia dei re della Sicilia, edita a Palermo nel 1643, ci tramanda il seguente epitaffio del conte Ruggero : Linques terrenas migravit dux ad amoenas - Rogerius sedes, nunc coeli detinet aedes (Il duce Ruggero lasciando le terrene migrò verso le dimore amene, ora occupa le sedi del cielo). La sepoltura del conte Ruggero è stata l’unica tra quelle dei fratelli Altavilla a conservarsi.





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