Il Matto rosso - Magici Tarocchi Calabresi

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Il Matto rosso

I tarocchi in dettaglio
IIl MATTO
è un Arcano Maggiore caratteristico dei mazzi di carte dei tarocchi.
Nei mazzi di carte internazionali con i colori classici di Fiori, Quadri, Cuori e Picche coesistono invece due Matte o Jolly, una nera e l’altra rossa. Tradizionalmente l’iconografia rappresenta un giullare (Joker).
Il Matto dei tarocchi non ha numero e non ha una posizione determinata un po’ come il Jolly che può essere giocato in sostituzione di una qualsiasi altra carta.
L’affinità tra le due figure ci permette d’immaginare un Matto in più, un secondo Matto anche nei tarocchi.

E per poter scrivere il numero 900 con l’alfabeto arcaico greco è indispensabile al ventisettesimo posto una altra lettera, oggi in disuso, “Sampi”, unione di due lettere: Sigma e Pi.
È nato così il MATTO rosso, un Matto artista, creatore, al seguito del Matto nero del ventiseiesimo posto.

Dominazione solare e influenza lunare attiva.
Segno dello Zodiaco Ariete.

La creazione. Il microcosmo.
Il numero 900 è l’eterno ricominciamento, il ripetitivo Big Bang.
Il compasso traccia i limiti della ragione.

È interessante osservare alcune speciali caratteristiche aritmetiche del numero 9.
In una riduzione teosofica il 9 non conta, non fa cambiare il numero finale.
Per esempio: 235 fa 10 = 1, se aggiungiamo uno o N 9 avremo sempre 1. 923599 = 37 = 1.
Se moltiplichiamo una qualsiasi cifra per 9 la riduzione teosofica darà sempre 9.
Per esempio: 235 x 9 = 2115 = 9 o ancora: 99999 x 99 = 9899901 = 45 = 9.
Anche nella pratica la ventisettesima carta, “il MATTO”, gioca un po’ al Jolly.







NUMERO 27. Anche il Matto rosso non è numerato, ma gli è attribuita la lettera SAMPI al ventisettesimo posto dell’alfabeto utilizzata per scrivere 900.
27 è riconducibile a 9 è uguale a 3 3  che rappresenta la concezione umana più vicina al divino.
27 è anche 26, l’omega, la fine dei tempi, più un qualcosa, UNO, l’unità eterna.
27 annuncia dopo una fine un altro principio e una nuova totalità; cosciente del prima e del dopo. È il numero della vita, dell’esistenza.

Il blasone del Giullare è d’oro al bordone del pellegrino di verde in palo e una borsa a sacchetto al naturale sul tutto.

Nella mano sinistra presenta l’arcano 1, Il Bagatto come simbolo dell’unità e nella mano destra una moneta con impresso un granchio, frequente nella monetazione della Magna Grecia come simbolo di rinascita. Il modo di spostarsi del granchio, di procedere non direttamente, ma di sbieco, di arrivare al suo obiettivo per traverso riconduce alla caratteristica del Jolli.

Gianfranco Dominis (Giovanni Francesco, Ivan Franjo, Jean François) è nato ad Arbe nel 1942 in una antica famiglia, professore d'arte plastica, designer, architetto d'interni, grafista e pittore, si è sempre interessato ai valori esoterici delle opere d'arte.
Ancora studente ha partecipato a numerose esposizioni ottenedo premi e incoraggiamenti.
Gli piace definirsi illustratore, le sue opere sono sovente ispirate da testi letterari o da soggetti etnografici, vagando dalla cucina alle maschere, da Hemingway a Victor Hugo.
Non ha mai smesso, attraverso il suo lavoro, di cercare una risposta alla vita.
Affascinato dai cicli medievali ha dedicato il suo talento allo studio e all'interpretazione dei Tarocchi.
Come architetto e designer ha operato sulla Riviera Ligure, a Milano, in Sardegna e in Francia.
Come artista ha esposto a Firenze, La Spezia, Chiavari, Genova, Biarritz, Bordeaux, Zadar e in molte altre città.
I critici l'hanno sovente definito come «neo-umanista» con uno linguaggio basato su spazi astratti, simboli e segni essenziali.
Autore di:
"Le tarot de Bordeaux".
"Bordeaux, Venise jumelage en cuisine".
"13 et la vraie valeur numérique des arcanes majeurs des tarots".
"Tarocco Dominis o Tarocco dell’Anima e della Pace“.







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