La Torre - Magici Tarocchi Calabresi

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La Torre

I tarocchi in dettaglio
XVI - LA TORRE
Influenza della Luna e di Marte.

L’Arte e il bello.
Tutti gli edifici sono passeggeri e nessuno è privo di vizi.
Tre vanitosi Compagni uccidono Hiram.
L’orgoglio, l’ambizione e l’invidia provocano l’espulsione dal Tempio.
Nessun scacco scoraggia l’uomo che si arricchisce nelle avversità.

Il primo pensiero è per la torre di Babele che vuol dire “Porta di Dio” e che caratterizza costruzioni sacre elevate in altezza tese verso il cielo, simbolo delle capacità umane, ma anche, nella tradizione ebraica, opera dell’orgoglio e della vanità umana.
La punizione non è divina è intrinseca alla natura stessa.
Una grande forza può trasformarsi in totale debolezza.
L’Atanor assume la forma di una torre per significare che le trasmutazioni progressive vanno nel senso dell’elevazione.



Numero 16: il numero degli elementi fondamentali del corpo umano sintetizzati nelle 16 parti del fegato utilizzate per la epatomanzia.
Quadrato di 4, immagine della superficie celeste.


Milone di Crotone vittima di un leone è rappresentato quale esempio di vanità in una scultura di Étienne Maurice Falconet (1754).
Milone vinse molte gare ed è rimasto nella storia come il più noto atleta di Crotone.
Vantò sei vittorie olimpiche disputate fra il 540 a.C. e il 512 a.C. nella categoria della lotta orthopale e di altre sei vittorie ai Giochi Pitici, dieci ai Giochi Istmici e nove ai Giochi Nemei. La sua prima vittoria la ottenne a soli 15 anni.
Durante la partecipazione per la settima volta alle olimpiadi ebbe, in finale, per avversario un suo concittadino, il diciottenne Timasiteo, suo grande ammiratore, che in segno di rispetto e devozione si inchinò senza nemmeno iniziare la competizione. Questo è l'unico caso nella storia greca in cui si ricorda il nome di colui che si qualificò secondo.
La data della morte è sconosciuta ma, come per la maggior parte degli antichi greci famosi, la dinamica del decesso è divenuta mito. Secondo Strabone e Pausania, l'ormai vecchio Milone stava attraversando un bosco quando s'imbatté in un ulivo secolare sacro alla dea Hera, antistante appunto al tempio Crotonese di Hera Lacina, dal tronco cavo. Il lottatore inserì le mani nella fenditura per spezzare in due il tronco in un'ultima dimostrazione di forza, ma vi rimase incastrato e divenne preda di un branco di lupi o fors’anche di un leone.

La Torre normanna di San Marco Argentano è una delle più importanti testimonianze della presenza e del dominio normanno in Calabria.
Fu costruita da Roberto il Guiscardo intorno alla seconda metà dell’XI sec.
La Torre è portatrice di storie ricche di magia, folklore e leggende. È tradizione che chiunque entri o esca dalla torre, per educazione, debba salutare “il Guiscardo”, il padrone di casa.
Alla proprietà della torre si succedettero i vari signori e feudatari del luogo. “Appartenne ai Guasto (1214), ai De Agot (1283), ai Samgineto (1334), ai Sanseverino (1449), ai Gaetani (1612), agli Orsini e agli Spinelli (1686-1806)
Questa successione di famiglie mette in evidenza la caducità dell’esistenza terrestre.




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