L'Appeso - Magici Tarocchi Calabresi

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L'Appeso

I tarocchi in dettaglio
XII - L’APPESO
Lunare, influenza Saturno. Nel segno del Sulphur.

L’essere umano, schiavo della vita terrestre aspira alla divinità.
Bisogna passare attraverso il supplizio, conoscere la pazienza per accedere alla Grande Opera.
L’Iniziato è pronto ad adattarsi all’impotenza apparente e passeggera per poter agire con maggior padronanza.
Il disinteresse è dell’Anima.

L’immagine suggerisce la figura mitologica di Tantalo come simbolo della vanità umana punita dagli dei, quando egli cerca di dissetarsi l’acqua si ritira, quando cerca di sfamarsi i frutti s’allontanano.
Il non sapersi accontentare, il desiderare, il volere sempre di più è la debolezza che caratterizza il giovane uomo appeso.
Le debolezze del carattere umano possono sempre essere ricuperate e impiegate positivamente, ma l’avidità che può esprimersi in tutti i settori, compreso il sapere, non può essere padroneggiata, dev’esser soppressa e alchimicamente sostituita dalla pazienza, ma senza trasformarsi in rinuncia o in sacrificio. La certezza dell’incertezza.




Numero 12. È il numero delle divisioni del tempo e dello spazio, del mondo compiuto e della Nuova Gerusalemme.
12 sono i figli d’Israele antenati capostipiti delle 12 tribù.
4 x 3 = 12 simbolo del divenire umano con riferimenti allo zodiaco.
L’addizione di tutti i numeri da 1 a 12 danno 78 = (1+12) x 12/2 = 13 x 6
              

L’Appeso come simbolo della “Scuola Pitagorica” che fu fondata da Pitagora (Samo 570 a C – Metaponto 495 a C) a Crotone intorno al 530 a.C., sull'esempio delle comunità orfiche e delle sette religiose d'Egitto e di Babilonia.
La scuola di Crotone ereditò dal suo fondatore la dimensione misterica, ma anche l'interesse per la matematica, l'astronomia, la musica e la filosofia.
I pitagorici scoprono che le relazioni d’armonia tra le note musicali corrispondono a dei quozienti di numeri interi e che esistono analogie tra natura e matematica.
Il concetto di numero coincide con l’idea divina che crea e mantiene l’universo.
Le matematiche sono perciò la spiegazione del mondo e un mezzo per arrivare alla perfezione o, se si preferisce, alla verità.
Il pensiero pitagorico combina in modo particolare scienza e religione.
I pitagorici sostenevano il principio secondo il quale tutti i numeri reali sono il quoziente d’interi.
La volontà di capire il mondo, il creato in modo razionale con il numero si dissolve alla presenza dei numeri irrazionali.
La radice di 2 (√2), valore della diagonale di un quadrato di lato 1, fu il primo numero irrazionale scoperto proprio dai pitagorici distruggendo l’idea di unicità numerica.
La diagonale di un quadrato con i lati di valore 1 è una realtà facilmente visibile, ma non è misurabile, esiste, è una realtà concreta, tangibile e i numeri non riescono a definirla occasionando l’irrazionale, psicologicamente un tormento come un supplizio.
La gamba appesa è giallo oro e mette in evidenza il positivo della meditazione, dell’introspezione perché la luce è dentro di noi e basta cercarla. L’altra gamba libera nell’aria è azzurra, colore dell’immaginazione. Le scarpette sono blu scuro del colore della calma. Sul tutto è disegnato il triangolo 3-4-5.
Alla scuola pitagorica dobbiamo anche la definizione del rapporto aureo che fu scoperto da Ippaso di Metaponto, che associò ad esso il concetto di incommensurabilità.
Il numero aureo o costante di Fidia o proporzione divina, nell'ambito delle arti figurative e della matematica, indica il numero irrazionale 1,6180339887..., ottenuto effettuando il rapporto fra due lunghezze disuguali, delle quali la maggiore “a” è medio proporzionale tra la minore “b” e la somma delle due ( a + b ).

La scoperta, tenuta segreta, delle grandezze incommensurabili causò la crisi di tutte quelle credenze basate sull'aritmogeometria, sulla convinzione che la geometria trattasse di grandezze discontinue.
Il tempio dorico rappresenta l’emblema della perfezione del mondo geometrico e dell’universo dei numeri.
La Colonna di Capo Colonna con la ricostruzione virtuale di una travata del Tempio dorico è interpretato come sintesi del pensiero greco. Il tempio era dedicato ad Hera Licinia (che i romani chiamavano Giunone, regina degli dei come moglie di Zeus; figlia di Cronos e di Rhea e che, come tutti gli altri figli, salvo Zeus, era stata inghiottita dal padre).
Nelle metope 3 schemi geometrici: diagonale del quadrato di lato 1, il tracciato della proporzione aurea e il pentagono.

La scuola pitagorica era una comunità che oggi non avremmo difficoltà a definire come setta, retta, non solo da una serie di precetti, ma anche da severe prescrizioni che i membri dovevano rispettare scrupolosamente.
Le sette basate sui dogmi privano l’uomo della libertà di pensiero e d’immaginazione, del libero arbitrio.





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