L'impératrice - Magici Tarocchi Calabresi

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L'impératrice

I tarocchi in dettaglio
III - L’IMPERATRICE
Simbolo dell’ordine ternario.
La Terra sotto l’influenza intellettuale del Sole.

È la femminilità, la saggezza e la fecondità.
Notre-Dame dei Costruttori di cattedrali è la mediatrice che comunica i piani del Grande Architetto dell’Universo.
Bisogna imparare a contemplare senza vertigini l’immensità che ci circonda.
L’Anima scopre lo spirito e l’intelligenza.

L’iconografia dell’Imperatrice è similare a quella di Minerva Athéna ed ha affinità con quella della Vergine Maria.
L’Imperatrice come Athena è “Regina del cielo“, dea della saggezza, è eletta protettrice degli artigiani e di tutte le manifestazioni dell’intellettualità.
La vergine Athéna è simbolo dell’inespugnabilità della città e come Parthénos è la dea dominatrice della luna.
Ma la Vergine Maria è misteriosamente anche genitrice. Alcune opere medioevali identificano l’aquila d’argento che si trova nello stemma alla destra dell’Imperatrice con Cristo di cui rappresenta la purezza, la regalità e la funzione d’inviato della volontà celeste in soccorso agli uomini.


Numero 3: è il trino la vera energia creatrice.
La Trinità è comune a molti pensieri religiosi, rappresenta i 3 principi di tutte le manifestazioni viventi e coscienti. Il naturale, il mentale e lo spirituale. Il corpo, l’anima e l’intelletto. Ossia il mondo fisico, quello delle idee, e quello delle anime. Le tre virtù teologali: Fede, Speranza, Carità.
Numero dei colori di base che formano la luce bianca.

La statua della Madonna Nera (o dei Poveri, detta anche Madonna Nera Greca di San Basilio Magno a Seminara), è la più antica statua lignea della Calabria, è in legno di cedro, dipinta interamente di nero e rivestita di oro, è assisa su un insieme di elementi architettonici argentati. Nell’iconografia classica lo stemma con l’aquila d’argento è emblema di Cristo di cui rappresenta la purezza, la regalità e la funzione d’inviato della volontà celeste.

Si pensa che le statue di divinità femminili di carnagione scura fossero, nella mitologia egizia, originariamente dedicate ad Iside o Isis o Isi, ed erano nere in quanto la dea rappresentava la notte che partoriva l'alba, cioè la resurrezione del Dio sole e con esso la luce e la vita. Iside è anche la dea della maternità, della fertilità e della magia.
È con umiltà che si affronta la “Grande Opera”.
Solo ai più modesti fu permesso sollevare la statua che solo in un secondo tempo fu arricchita della figura del Bambino Gesù.
Resti di culture ancestrali e di tradizioni popolari sono all’origine dell’iconografia dell’Imperatrice

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